giovedì 26 marzo 2015

Favole strane.....



Le favole dove stanno?
Ce n'è una in ogni cosa:
nel legno, nel tavolino,
nel bicchiere, nella rosa.
La favola sta lì dentro
da tanto tempo, e non parla:
è una bella addormentata
e bisogna svegliarla.
Ma se un principe, o un poeta,
a baciarla non verrà
un bimbo la sua favola
invano aspetterà.







Una volta a Piombino piovvero confetti. Venivano giù grossi come chicchi di grandine, ma erano di tutti i colori; verdi, rosa,viola, blu. Un bambino si mise in bocca un chicco verde, tanto per provare, e trovò che sapeva di menta. Un altro assaggiò un chicco rosa e sapeva di fragola.



"Sono confetti! Sono confetti!" E via tutti per le strade a riempirsene le tasche. Ma non facevano in tempo a raccoglierli, perché venivano giù fitti fitti. La pioggia durò poco ma lasciò le strade coperte da un tappeto di confetti profumati che scricchiolavano sotto ai piedi. Gli scolari, tornando da scuola, ne trovarono ancora da riempirsi le cartelle. Le vecchiette ne avevano messi insieme dei bei fagottelli coi loro fazzoletti da testa. Fu una grande giornata.


Anche adesso molta gente aspetta che dal cielo piovano confetti, ma quella nuvola non é passata più né da Piombino né da Torino, e forse non passerà mai nemmeno da Cremona.












" Egregio signore, sono un vecchio ragno e sono vissuto finora proprio alle sue spalle, dietro il busto di gesso di questo strano personaggio con due facce che mi sembra che si chiami il dio Giano. Però non é del dio Giano che voglio parlarle, ma della mia vecchia e povera persona. Ero un bel ragno grasso e nero ai miei tempi, ma sono stato ridotto così dalle tante battaglie che ho dovuto sostenere con la di lei moglie che ogni mattina distruggeva con un solo colpo di scopa le mie pazienti creazioni nel campo della tessitura. Se lei fosse un pescatore e un pescecane le distruggesse tutte le mattine la rete, come farebbe a vivere? Con questo non voglio paragonare la sua signora a un pescecane. Ma insomma, mi sono dovuto ridurre a dare la caccia ai moscerini in libreria, e mi sono accampato in un piccolo rifugio,dietro la testa del dio Giano, che non se ne lamenta troppo. Così sono invecchiato. Le mosche, sono sempre più rare, con tutti gli insetticidi che hanno inventato. Vorrei pregare la sua signora di lasciarne vivere almeno due o tre la settimana, di non farle morire proprio tutte. Ma so che questo è impossibile; la sua signora odia le mosche, perché le sporcano le tovaglie e i vetri delle finestre. Perciò ho deciso di lasciare questa casa e di trasferirmi in campagna. Là forse troverò da vivere. Ho ricevuto un messaggio da alcuni miei amici che vivevano in solaio e sono emigrati in giardino; si trovano bene e mi invitano a raggiungerli. Sì, signore, ce ne andiamo tutti. I ragni lasciano le case degli uomini, perché non vi trovano più cibo. Me ne vado senza malinconia, ma mi sarebbe sembrato di farle un dispetto e di mancarle di cortesia andandomene senza salutare..

Suo devotissimo

Ragno Ottozampe.





A Gavirate, una volta, c'era una donnina che passava le giornate a contare gli starnuti della gente, poi riferiva alle amiche dei suoi calcoli e tutte insieme ci facevano sopra grandi chiacchiere. "Il farmacista ne ha fatti sette" raccontava la donnina.


"Possibile!" "Giuro, mi cascasse il naso se non dico la verità, li ha fatti cinque minuti prima di mezzogiorno." Chiacchieravano, chiacchieravano e in conclusione dicevano che il farmacista metteva l'acqua nell'olio di ricino. "Il parroco ne ha fatti quattordici." raccontava la donnina, rossa per l'emozione. "Non ti sarai sbagliata?" "Mi cascasse il naso se ne ha fatto uno di meno. "Ma dove andremo a finire!" Chiacchieravano, chiacchieravano e in conclusione dicevano che il parroco metteva troppo olio nell'insalata. Una volta la donnina e le sue amiche si misero tutte insieme, ed erano più di sette, sotto le finestre del signor Delio a spiare. Ma il signor Delio non starnutiva per nulla, perché non fiutava tabacco e non aveva il raffreddore. "Neanche uno starnuto." disse la donnina. "Qui gatta ci cova." "Sicuro." dissero le sue amiche.


Il signor Delio le sentì, mise una bella manciata di pepe nello spruzzatore del moschicida e senza farsi scorgere lo soffiò addosso a quelle pettegole, che se ne stavano rimpiattate sotto il davanzale. " Etcì" fece la donnina. "Etcì! Etcì!" fecero le sue amiche. E giù tutte insieme a fare uno starnuto dopo l'altro. "Ne ho fatti più io." disse la donnina. "Di più noi." dissero le sue amiche. Si presero per i capelli, se le diedero per diritto e per traverso,si strapparono i vestiti e persero un dente ciascuna. Dopo quella volta la donnina non parlò più con le sue amiche, comprò un libretto e una matita e andava in giro tutta sola soletta, e per ogni starnuto che sentiva, faceva una crocetta. Quando morì trovarono quel libretto pieno di di croci e dicevano: "Guardate, deve avere segnato tutte le sue buone azioni. Ma quante ne ha fatte!. Se non va in Paradiso lei non ci va proprio nessuno!"

4 commenti:

  1. Io gli starnuti non li conto e proprio mentre commento ne ho fatto un altro.
    Nato a Pescara dove per ora vivo. Non mi piace. Cattolico s-praticante.
    Altro di me potrei s-narrarvi.
    Il mio blog è s-Canto la vita.

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    1. Auguri per il raffreddore....
      Perchè non ti piace Pescara?

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  2. Belle le tue storie Lucia.
    Mi sono troppo divertita a leggerle.
    Grazie e buon giovedì.

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